(Indie Recordings) Uno sciame di emozioni che spaziano dalla depressione orientata al suicidio fino alla demenza totale, prigione invisibile confinata negli angoli oscuri della mente. Due sole canzoni per questi trentacinque minuti di un percorso sonoro che dimostra un’acutezza compositiva notevole, dove gli stessi due pezzi, due movimenti, rappresentano un modo innovativo di proporre musica, immagini, sensazioni e messaggi. Fondamentalmente basata su un concetto doom, la produzione dei Norvegesi Altaar divaga verso scenari industrial e ambient, specie nel secondo pezzo intitolato “Dei Absolutte Krav Og Den Absolutte Nåde”, verso sensazioni death metal ed anche post metal come nella prima traccia intitolata “Tidi Kjem Aldri Att”. Il tutto rivisto in chiave psichedelica, con una cura maniacale del suono e della creazione di immagini mentali che si rivelano agli occhi dell’ascoltatore. Ognuno dei due pezzi si evolve in maniera fantasiosa ed innovativa, con melodie accattivanti, riff geniali, atmosfere coinvolgenti. Si tratta senza dubbio di uno di quegli album difficili da descrivere, difficili anche da capire. L’unica soluzione è l’abbandono all’ascolto, un ascolto al quale dedicare tempo e passione. Gli Altaar sono geniali nel loro sconvolgimento mentale, perversi nella loro creatività, assurdi nella loro composizione. L’unica vera descrizione, prima di ascoltare la musica, può solo venire dalla curatissima cover concepita da Sverre Malling, un genio visionario capace letteralmente di disegnare le psicosi della band. Un lavoro rischioso, coraggioso, ma assolutamente ben riuscito. L’idea della band era quella di creare musica con una forte componente emozionale, e posso solo dire che ci sono riusciti completamente.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10