(Transcending Obscurity Records) Si è parlato bene di Altar Of Betelgeuze soprattutto dal primo e precedente album “Darkness Sustains the Silence”. Con il nuovo “Among the Ruins” la band finlandese consolida il proprio doom metal dai tratti più o meno britannici, distinguendosi nuovamente per le incursioni nel death metal e più di tutto per qualche riff stoner e andature sludge. Un doom multiforme anche se la stessa etichetta o chi promuove la band, parla in tal caso di stoner death metal. Sound decadente, maledetto ma al contempo possente, forte, anche lirico e registrato in maniera esemplare. Nove pezzi dal minutaggio medio-lungo, con due canzoni di oltre cinque fino ad arrivare a quasi dieci minuti con la sontuosa title track. Un flusso continuo, omogeneo, che si segue, lo si lascia cantare con mordente e con impianto sonoro robusto e imperioso nelle melodie. Voci clean (di uno dei due chitarristi, Olli “Otu” Suurmunne) e growl (del bassista Matias Nastolin), definiscono l’impatto con l’album che possiede qualcosa di mitico nelle linee del riffing, le chitarre (l’altra è suonata da Juho Kareoja) suonano metalliche e graffianti, nonostante poi le note prodotte abbiano quel tocco epico e imperioso. Ritmi lenti o lentissimi (sono di Aleksi Olkkola), agili, mai veloci e dati da bacchette che si fanno sentire con colpi che scansionano ogni momento dei pezzi. Ritmo lento, espanso e irrobustito nella profondità del suono dal basso ombroso e fatto di frequenze metalliche. Nastolin con lo strumento si distingue anche per un tocco molto personale, un po’ chitarristico in alcuni spunti. Stupisce poi la capacità della band di creare ogni volta un incipit diretto, immediato che accoglie l’ascoltatore in questa dimensione sonora, sviluppandone i suoi aspetti, le sue dimensioni e percorsi. “Among the Ruins” è gradevole, ha melodie, sound robusto, chiaro, possiede sfumature e dettagli.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10