(Iron Bonehead) Rispetto al demo di due tracce dell’anno scorso (recensione qui) gli Altarage si sono leggermente sgrezzati. Intendiamoci, siamo sempre dentro un pozzo nero in cui si è scavato troppo a fondo fino ad arrivare a suoni che un umano non dovrebbe ascoltare, ma ora la lingua musicale parlata se non altro risulta più comprensibile. In otto tracce gli spagnoli mostrano cosa sanno fare, con un Black pesante e dai toni molto bassi, quasi delle litanie sublimate da un comparto ritmico davvero molto oscuro e disturbante. La voce, se si può chiamare tale, non parla di certo un idioma umano, ma non serve un cervellone per capire di cosa stia vaneggiando il tipo, mentre una chitarra marcia accumula riff su riff che come serpenti d’ebano ti prendono sul torace e cominciano a stringere facendoti uscire assieme all’ansia una buona dose di rabbia e cattiveria. Un disco molto feroce e primitivo, paradossalmente adatto a chi in ambito Black ha il palato fino. Da avere.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9,5/10