(Napalm Rec.) Ciò che fa discutere degli Alter Bridge è il fatto che li si consideri spesso una band metal, quando poi di metal in loro ce n’è, ma in una certa percentuale. Negli Alter Bridge la musica è un insieme di elementi, il metal è uno di questi, come l’hard rock, a loro poi resta decidere il giusto spazio per ognuno. Le canzoni degli AB fanno presa e breccia nella mente dell’ascoltatore. I ritornelli altamente melodici, le chitarre che sono rock, ma anche hard and heavy, nonché alternative e anche altre cose. Mark Tremonti e gli altri sanno anche prendere a prestito e rielaborare. Nelle pieghe del loro sound abbiamo inteso in passato e oggi i Metallica dell’era Black Album, oppure con la canzone “The Writing On the Wall” si ha invece la sensazione di assistere a una riformulazione degli Iron Maiden. Tuttavia questo non deve essere un cervellotico eviscerare l’insieme musicale di una delle band dal più alto impatto di pubblico oggi in circolazione. Un impatto importante sia dal vivo che nel verso delle vendite. Una band americana di grosso respiro, ascoltare “My Champion” per intendere l’appartenenza degli AB proprio a quella scena. Una band che sa essere energica e voluminosa nel sound, d’assalto, appunto hard and heavy, ma anche smaccatamente melodica, ancorata a quel modo di rivolgersi al pubblico con malia easy, proprio come avviene in “Cradle to the Grave” o in “You Will Be Remembered”. Avviene però anche un processo diverso, cioè con gli AB capaci di creare una canzone strutturata, pensata, per certi aspetti anche volubile ma altrettanto ‘strappacuore’, come in “This Side of Fate”. Tredici canzoni e oltre un’ora di musica, con un paio di episodi forse scartabili, ma non tali da intaccare un nuovo album che suona riuscito e lo sarà di certo anche per i fan della band.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10