(Napalm Records) Il nuovo album degli Alter Bridge arriva dopo un’abbondante anteprima di singoli, ovvero cinque su quattordici pezzi che compongono “Walk The Sky”. La scelta della Napalm e probabilmente della band ha già forgiato i fans verso l’album, i quali trovano nel suo interno un discreto pacchetto di canzoni sia ‘tenere’ che energiche e tutte ottime per le radio. Mark Tremonti e Myles Kennedy hanno valutato e ponderato il materiale, per creare qualcosa che continuasse quel successo che anno dopo anno, anzi gli Alter Bridge sfornano un full length ogni tre anni, porta la band a una ribalta sempre maggiore. Da parte di Tremonti la chitarra tenta a più riprese di ruggire nei pezzi, scatenando dei riff dinamici e che abbiano una distorsione che sia roccia. Per quanto poi sia nei pezzi meno spinti o un tantino articolati che il buon chitarrista originario di Detroit riesca a creare qualcosa di distintivo; del resto è da qualche anno che Tremonti mostra la totalità del suo estro fuori dagli Alter Bridge. “Forever Falling” – canta Mark Tremonti – è una corsa smodata, con un tappeto di synth che creano un’orchestra fittizia che infonde pathos, e il contrasto riesce e crea una canzone ben più completa di altre. Riescono nel compito di piacere brani come “Take The Crown”, “The Bitter End”, forse “Pay No Mind”, oppure pezzi come “Clear Horizon” che è uno dei brani con un incipit sereno che poi si infiamma, come del resto la title track che rappresenta una delle poche canzoni con un’andatura più ricca di particolari. Da notare poi che brani di questo tipo, come gli ultmi due menzionati, sono ubicati nella parte finale di “Walk The Sky”, a contrasto con una prima frazione dove la band agita le acque, andandosi a scatenare e volere scatenare. La suddetta parte è quella in cui l’alternative metal è di fatto dell’hard rock, per intenderci. Questo è un album che rispecchia gli standard della band, forse non superiore a un “AB III” per esempio, per musicalità e presa dei pezzi, eppure qualitativamente importante, ma c’è oggettivamente troppo. Si sente il tanto lavoro profuso sui brani, ma è possibile che sfrondando prima e approfondendo ciò che restava poi, forse Tremonti e Kennedy avrebbero potuto creare qualcosa di superiore.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10