(Napalm Records) Il terzo album degli Alunah, di Birmingham, esce per la prestigiosa Napalm Records: una colata di doom/stoner/rock che solleva fumo a chilometri di distanza! Sei i pezzi in scaletta, nessuno dei quali sotto i sei minuti. La opener “Bricket Wood Coven” unisce un riff 100% Sabbath a un mood molto, molto anni ’70, alla cui creazione contribuisce in modo significativo la voce acida di Soph Day. La titletrack è più lenta e lisergica, ma onestamente in un paio di occasioni si sfiora quasi la noia; il disco soffre anche di una notevole omogeneità, e se il riferimento principale sono i Cathedral, direi che c’è una bella distanza dai maestri di Coventry. “The Mask of Herne” (antica divinità del folklore britannico) vira decisamente verso uno stoner più moderno e ronzante; tuttavia, pur non demeritando particolarmente, neanche in questo caso gli Alunah fanno gridare al miracolo. “Scourge and the Kiss” è sicuramente il pezzo migliore della scaletta, dato che presenta un feeling blues che non dispiace affatto; anche “The Summerland” è a tratti zeppeliana, e un paio di buoni assoli qui contenuti sollevano le quotazioni di tutto il disco. Il quale però, finisco per ripetermi, non mi sembra svettare particolarmente fra le uscite di settore.
(René Urkus) Voto: 6,5/10