(Apollon Records) Dietro a questo progetto solista si cela Krizla, il flautista dei norvegesi Tusmørke. Per quanto eclettici ed imprevedibili, i Tusmørke spaziano tra folk e prog rock… ma questo percorso solitario del loro membro cambia completamente direzione, allontanandosi completamente dalla musica della band principale. Alwanzatar, infatti, ormai giunto al quarto lavoro, compone musica elettronica con synth, dispositivi tecnologici e l’immancabile flauto, musica che vuole appartenere ad un altro mondo, ad un altra galassia, musica con radici extraterrestri… o per meglio dire aliene rispetto al mondo, uno qualsiasi, dal quale questi suoni decidono di emergere. E questa musica tanto digitale quanto carnale è veramente capace di esaltare in modo deviato, quasi una costante divagazione in stile Hawkwind, sonorità fantascientifiche, folk siderale, fantascienza sonora spinta ad un limite tanto eccessivo quanto fruibile. La vasta gamma di ordigni elettronici utilizzati, sia vintage che moderni, la genialità di affiancare tastiere e, soprattutto, quel flauto, rende ogni brano un mix tra musica, effetti speciali, effetti sonori… ogni istante potrebbe essere una melodia o il suono udibile come proveniente da qualsivoglia scena ambientata in qualche punto disperso nelle galassie, in mondi paralleli o meno, in istanti vaganti nella vastità temporale, coinvolgendo esseri viventi o artificiali di qualsiasi forma, origine, dimensione o intenzione. Con una copertina dedicata al musicista prog svedese Bo Hansson, “Den Glemte Dalen” (‘La valle dimenticata’, ndt) è un rituale futuristico legato indissolubilmente al passato, un rituale capace di ridipingere lo spettro sonoro, di riscrivere differenze epocali, di azzerare lo spazio, annullare il tempo, ipnotizzando, abbagliando e trasportando in una realtà virtuale concepita da menti senzienti.
(Luca Zakk) Voto: 9/10