(Spinefarm / Universal) Li vedo ovunque i compact disc degli Amaranthe e questo è il segnale dell’ottimo status raggiunto dalla band svedese. “Massive Addictive” presenta un nuovo sound, ma nonostante il sottoscritto abbia appena digerito il precedente “Nexus” (QUI) seppure con un voto alto, dato tenendo da parte le mie preferenze e considerando la grande capacità degli Amaranthe di sapere comporre delle melodie, adesso invece non accade lo stesso per “Massive Addictive”. Identica l’abitudine della band a darsi un taglio esclusivamente moderno, infarcendo ogni cosa con dosi maggiori di elettronica, riffoni, batteria possente e ritornelli che definire “catchy” è davvero poco. Tuttavia le composizioni pur avendo toni contemporanei, appaiono come involucri vuoti, salvo per poche eccezioni e per quei famosi ritornelli di cui sopra. A proposito di ritornelli e di voci: Elize Ryd è sempre in forma, Jake E fa il suo onesto lavoro, ma proprio non si capisce quella specie di harsh/growl vocal di H.E.Wilhelmsson che interviene di continuo e che di metal (modern o techno che sia) non ha assolutamente niente, è solo finzione e contrasta acerbamente con le clean. Suoni pompati, produzione di lacca: perfetta per chi si affaccia adesso a questo hybrid metal, che metal forse non è, non immaginando o ignorando nomi che il metal lo hanno veramente costruito e suonato. Qui siamo ai limiti della dance, siamo già con un piede nel pop e quello che dovrebbe suonare metal (ripeto, sia con l’accezione modern o techno) sa di plastica, finzione o di abbellimento per un sound che ha il suo habitat naturale tra le canzoni da hit parade. Francamente mi sarei aspettato da Elize Ryd e compagni un atto evolutivo che includesse anche qualità: “Nexus” è stato un lavoro che mostrava un gruppo capace di fare melodie, anche se commerciali. Adesso in vece ho la sensazione che sia venuto fuori solo il lato commerciale.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10