(Napalm Records) Ne è passata di acqua sotto i ponti da “River of Tuoni”, il debut degli Amberian Dawn, che mi incuriosì non poco: al settimo disco di inediti, i finlandesi sono abbastanza lontani dalle sonorità degli esordi, e la loro musica si è fatta sempre più leggera e, se mi passate il termine, commerciale. Vediamo allora cosa ci offre la scaletta di “Darkness of Eternity”. “I’m the One” gioca con reminiscenze classiche, per un symphonic metal brioso e vitale (quanto derivativo); sognanti cori e linee vocali di “Sky is falling”, mentre “Dragonflies” è un buon incrocio fra gothic orchestrale e soundtrack music. Dopo questo discreto inizio, devo dire che il disco mette a dura prova i sentimenti di un metallaro, anche di quelli più votati al female fronted metal: “Maybe” è una sorta di pop metal dai ritmi da dance tardi anni ’70 (è pensata del resto come un tributo agli Abba, e peraltro Tuomas Seppälä suona le tastiere originali di Benny Andersson ), “Breathe again” sembra per larghi tratti uscita da un film Disney… Ci sono comunque ancora buone canzoni: la sostenuta “Luna my Darling”, ad esempio, reintrepreta bene il meglio che il gothic boombastico possa offrire. Ma la seconda parte della “Symphony nr. 1” (la prima è sul disco precedente, “Innuendo”) finisce per essere abbastanza scialba e stucchevole come colonna sonora di un film dark gothic. A conti fatti, un altro disco non eccelso, e che sempre meno ha a che fare con il metal.
(René Urkus) Voto: 6,5/10