(Avantgarde Music) Oltre agli Uada, il chitarrista James Sloan partecipa in altri progetti. Uno di questi è la sua one man band, questo progetto denonminato Anachitis, il quale si identifica come dark depressive black metal. Già dal moniker c’è dietro un preciso intento oscuro, visto che nell’antichità il termine faceva riferimento ad una pietra divinatoria usata per comunicare con gli spiriti dell’acqua, ed infatti oltre a tenebre profonde, c’è molta componente spirituale in questo album. Infatti “The Sorcerer’s Sorrow” sicuramente abbraccia il depressive black, ma si inoltra anche su territori spirituali, evocativi, utilizzando sia clean vocals rituali che growl/scream devastanti e ricchi di sofferenza e dannazione. L’album tuttavia ha le radici ben salde in un black metal tradizionale, ricco di sfuriate diaboliche, mid tempo fragorosi, oltre che quegli intermezzi palesemente atmosferici, portando l’album ben oltre la definizione data. “Athamé of Flame”, la opener, riassume tutti concetti, regalando violenza, coinvolgimento, atmosfera e suggestione, convincendo immediatamente sulla qualità immensa di questo debutto. La title track apre pesante, inquietante, lenta, sicuramente inneggiante ad una depressione accentata da scream crudeli, ma anche ricca di accenti provenienti da synth, un palese e stupendo richiamo a Burzum, oltre che sonorità alternative che sembrano provenire da fiati. “Drowned in the Spring of Life” si spinge oltre, diventa isterica, nervosa, le linee vocali sono diversificate, gli arrangiamenti diventano deliziosamente caotici, emergono assoli intensi, si diffonde un senso di dannazione e maledizione dal terribile sapore tragico. “Dead Spirit” riporta in vista quelle pulsazioni synth, quei sax, quell’abbandono verso rituali dimenticati, evidenziando il varco pregno di brutalità tra un mondo e l’altro. Drammatica ed immersa nelle ombre “The Sleepless Eye”, maliosa e trasudante una profondità emotiva “Mirror of Voices”, prima dell’epilogo “Livre des Esperitz”, un pezzo breve ricco di effetti, noise, suoni remoti, una condanna finale, una cancellazione di qualsivoglia speranza. Intenso. Malato. Crudele. Instabile e destabilizzante. Devoto agli anni 90. Un tempio dissacrante nel nome dell’autodistruzione. Mr. Sloan dimostra con prepotenza che anche da solo è in grado di creare musica superiore, ricca di passione, di infernale perversione, di suprema dannazione.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10