(KScope) Non si tratta di metal, né di new prog, né di art o post rock, è tutto questo ed allo stesso tempo di più, Weather Systems è il suono dell’emozione che sfugge alle definizioni, è l’incontro di tante suggestioni artistiche sapientemente prodotte e masterizzate dall’infallibile Christer-Andre’ Cederberg.La formazione di Liverpool mescola umori post rock, incursioni elettroniche e tentazioni neoprogressive dando alla luce un album denso di atmosfere liquide ed alienanti, dove sensazionidi agonia ed estasi si contrappongono per 56 minuti, in un gioco di opposti, fragile e languido come il tempo atmosferico. L’artwork è esemplificativo dell’atmosfera che i britannici vogliono evocare. L’approccio giusto al dodicesimo album degli Anathema (se non l’unico possibile per goderne a pieno) è quello che vede l’ascoltatore spoglio di ogni sorta di pregiudizio, nove pezzi da interiorizzare rigorosamente tutti d’un fiato. L’escursione ha inizio con “Untouchable, Part 1” e “Untouchable, Part 2”, un vero e proprio crescendo emozionale sottolineato da arpeggi acustici e melodie di piano che rappresentano una sorta di prologo dell’intero album. Superato l’intenso impatto con i primi due brani, i successivi “The Gathering of the Clouds” e“Lightning Song”, sembrano regalarci un guizzo vitale che si tramuta velocemente nella metaforadi una condizione interiore mutevole. Il quinto brano, “Sunlight”, disegna i contorni del cielo del Nord, immagini in “skip frame” che riescono a mostrarci la luce che filtra dalle nuvole inevoluzione e quasi riusciamo a sentirne il tepore. Con “The Storm Before The Calm” si raggiunge l’apice dell’inquietudine e della drammaticità. Non a caso il brano è posto a metà del disco. Qui gli Anathema riescono a esprimere uno dei momenti più solenni e superbi di Weather Systems, a mio avviso una climax così intensa da togliere il respiro, i suoni raggiungono una tale estensione non riscontrabile nei soliti linguaggi musicali, la materia assume forma e sostanza generando una tensione emotiva che neppure la critica più efficace è in grado di descrivere. I due brani successivi, “The Beginning and the End” e “The Lost Child”, come brandelli di sogni compongono l’immagine di un romanticismo disperato e disarmante che ci traghetta verso la nona e ultima canzone: “Internal Landscapes” evoca sentimenti celestiali, impreziosita dalle toccanti ‘spokenwords’ che i fratelli Cavanagh decidono di utilizzare. Se dovessi a tutti i costi trovare una nota negativa, allora direi che questa risiede nel songwriting , dove si abusa di parole come ‘Feel’ e ‘Love’, rendendo alcuni testi un po’sdolcinati. Probabilmente non è e non sarà una pietra miliare nella storia della musica,di sicuro è un macigno d’emozioni nell’anima e nella storia personale di ogni fan degli Anathema e di chiunque riesca a contemplare la poesia che esprime questa band oggi con questo lavoro. Il viaggio nel subconscio non termina con la fine di “Weather Systems” ma prosegue nel languore emotivo del silenzio.
(Federica Sarra) Voto: 8/10