(Limb Music) Sono stato, su un portale che non esiste più, fra i primi ammiratori degli Ancient Bards: ho imparato a memoria il loro debut “The Alliance of the Kings”, ho recensito con grande entusiasmo “Soulless Child” (QUI), e mi trovo ora la licenziare le mie riflessioni sul terzo e ultimo capitolo della prima parte della “Black Crystal Sword Saga”. E credetemi, la penso esattamente come per “Soulless Child”: la band è ottima sotto tutti gli aspetti, il disco è fantastico, la produzione degnissima, Sara Squadrani vi farà innamorare eccetera eccetera… però il disco è troppo ‘pieno’! Avere in scaletta due pezzi oltre i dieci minuti, e almeno un altro paio che superano i sei, lo appesantisce un po’ troppo: fosse durato 10-15 minuti di meno, “A new Dawn Ending” sarebbe probabilmente stato l’album power dell’anno, ma così l’ascoltatore si ritrova, alla fine dell’ascolto, soddisfatto ma come spompato, quasi disorientato dall’enfasi degli arrangiamenti, e ci metterà un bel po’ per governare e assimilare tutte le sfumature dei brani. A prescindere da questa eccessiva magniloquenza, ribadisco che ci troviamo di fronte a un platter di altissima caratura. Dopo la breve intro, “A greater Purpose” è enfatica e a tratti ubriacante: sembra che i nostri abbiano preferito lasciar stare alcune durezze sonore del secondo album per tornare al cristallino symphonic power metal dell’esordio. Per quel che mi riguarda, una scelta indovinatissima! La voce di Sara Squadrani ormai la riconoscerei fra mille, e posso affermare che la bella singer ha ancora migliorato la propria tecnica. La keys-oriented “Flaming Heart” è così epica che poteva anche stare alla fine della scaletta; charmante e avvolgente la power ballad “In my Arms”, e anche qui la voce di Sara fa scendere più di un brivido lungo la schiena. “The last Resort” vede la partecipazione di Fabio Lione, forse leggermente inflazionata nell’attuale panorama power metal; “Showdown” sfiora i tredici minuti, ma dopo l’iniziale disorientamento per un brano così complesso si fa godere in tutte le sue sfumature. “Spiriti liberi” (solo il titolo in italiano!) si divide fra passaggi medievaleggianti e partiture operistiche fino al gran finale, costituito dai 17 minuti di “A new Dawn Ending”, suite costruita rhapsodyanamente con alternarsi di parti parlate, tirate strumentali, raffinate esplosioni melodiche. Il voto che leggete qui sotto è quello che secondo me “A new Dawn Ending” oggettivamente si merita: al netto di quanto ho fatto presente, gli avrei assegnato sicuramente di più.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10