(Season Of Mist) Le melodie degli Anciients non si fermano mai, nei loro pezzi infatti il flusso sonoro sembra attorcigliarsi verso orizzonti e direzioni e le note non vogliono mai esaurirsi. Ben otto anni dopo il secondo album “Voice of the Void” i canadesi piazzano poco meno di un’ora del proprio prog metal in “Beyond the Reach of the Sun”. Come già descritto, si assiste a un susseguirsi di trame protese in avanti, verso un ipotetico luogo nel quale non sia arriva mai a intravederne la sua esistenza, se non alla fine dell’ultimo brano dell’album. Un minutaggio dei pezzi variabile, tra i quattro e gli otto minuti, ci offrono queste andature fiere e accattivanti che non si discostano per davvero da alcune cose dei Rush. C’è uno scarso uso del growl, una voce dunque principalmente in clean e il protagonismo delle chitarre di Kenny Cook e Brock MacInnes, con il primo anche alla voce. Tra queste e la base ritmica, solida e disinvolta nel suo fluire con le trame chitarristiche, un discreto uso delle tastiere per fare atmosfera o riempire vuoti che possano dunque poi ampliare il fluire melodico. Il kit sonoro degli Anciients si arricchisce di sfumature prese da Opeth e The Ocean, più una illustre già menzionata, con il tutto teso a limare e definire questo fluire continuo, infaticabile e con i suoi momenti graziosi o robusti. La band canadese non è mai del tutto pesante, riesce a dare una discreta grazia al suo suonare, pur non costruendo mai delle vere e proprie canzoni. Un incastro con susseguenti parti melodicamente preparate, questo è il vero mestiere degli Anciients.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10