(Tufo Rock Records) Chitarrista dei Neid e Gorilla Pulp, Vernati affronta un discorso musicale da solo, con otto fulminanti composizioni strumentali. Il suo strumento è al centro del tutto, il basso che affianca a meraviglia e un progredire dei pattern ritmici che seguono le andature sia del riffing che della struttura stessa dei pezzi. Con fare da shredding, Vernati costruisce una serie di pezzi frizzanti, su tutti “Stage Horizon”, dove la chitarra, andature ritmiche convulse e un arrangiamento generale creano un pezzo variopinto. In fatto di velocità Vernati spesso si porta verso limiti estremi, con una punta di fantasia nelle varie sezioni dei pezzi. “Trees on the Moon” deborda di feeling, di atmosfera, mentre “Fareout” ha qualcosa della fusion anni ’80, con una bella linea di elettronica ad arricchire il tutto. I due pezzi menzionati sono certamente i più evocartivi. Angelo Vernati si cimenta anche con una composizione del mostruoso Andrew Below (King Crimson, David Bowie e tantissimi altri), riprendendo il suo brano “Writing on the Wall”. Singolare “Cretaceous” che nella sua prima metà sembra il rifacimento di qualcosa degli Slayer, come una reinterpretazione di certe cose canoniche, in fatto di riff, melodie e ritmi, della storica band. Nella seconda parte il percorso preso da Vernati è il suo: il suo tocco, il modo di divorare certi fraseggi e farsi accompagnare da ritmi singhiozzanti e sincopati, nonché folli. “Frame Licks” ha, si, tanti frame, tanti sminuzzamenti che nonostante ciò creano un insieme a tratti spiazzanti. In altri momenti è forse frenetico e tuttavia a esserlo, così frenetico ed estremo, non è da tutti saperlo essere.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10