(autoprodotto) Vi siete mai chiesti perché molte black metal band nordiche (dalla Germania fino al polo) cantano nelle loro lingue, o nei loro dialetti, anziché l’internazionale inglese? Pensate a molti nomi più o meno grossi svedesi, norvegesi o islandesi. Pensate a band come Lunar Aurora, i quali cantavano in Bavarese. Pensiamo a bands italiane come Brünndl o Kanseil o Delirium X Tremens. In un genere che fa della sua essenza, della sua ragione di esistenza, il ritorno alle radici locali, alla salvaguardia della tradizione, all’esaltazione di culti venuti prima di qualsivoglia imbastardimento culturale, il cantare nella lingua della propria terra non è assolutamente restrittivo, anzi, è quantomai esaltante e meritevole. Gli Anguana, band della provincia di Vicenza in Veneto, seguono questo filone, si adeguano alla perfezione e mettono in piedi un EP di puro black metal cantato, con orgoglio, in dialetto veneto. Il progetto è giovane, l’EP è breve, ma rivela subito l’essenza violenta della band, con una palese matrice trionfale, con importanti tracce folk, tutte componenti che rendono il loro black diretto molto suggestivo, coinvolgente e personale. Un black che esalta e canta di leggende locali, miti della loro terra, storie di paese o contrada, stregonerie e racconti di quel mondo lontano dalle città, disperso tra campagna e montagna, un mondo antico lontano dalla povertà spirituale moderna. Oltre a introduzione, conclusione ed intermezzo (molto suggestivi), rimangono tre brani completi; tre brani convincenti, ben suonati, ben composti. Gli Anguana non sono innovazione, non sono rivoluzione, non sono una nuova era. E molto probabilmente nemmeno sono interessati ad essere portavoce di una di queste direttive. Loro suonano black metal sincero. Lo cantano nella loro lingua. Nella lingua dei loro padri, dei loro nonni, dei loro antenati. Un vero e diretto tributo alle proprie origini, alla propria cultura, alla propria terra: uno dei significati essenziali del vero black metal.
(Luca Zakk) Voto: 8/10