(autoproduzione) Il black metal lo si potrebbe anche suonare come lo concepiscono gli Anguish Dimension, ma di sicuro non è possibile registrarlo come ha fatto il duo in questione, il quale si colloca nell’atmospheric black metal e cita anche l’aggettivo symphonic per descrivere il proprio sound. Purtroppo le chitarre sono stracolme di una distorsione che le rende sintetiche e a tratti quasi si ha l’impressione che non siano chitarre, inoltre spesso finiscono sotto i livelli della voce, di Alessandro Bucci, o della batteria elettronica o software che possa essere. I cui pattern in alcuni frangenti sono alquanto discutibili. Il risultato è quello di una zanzara che ronza aggressiva, ma che non lascia una traccia tangibile di se. I sintetizzatori sono l’unica cosa forse chiara di questo lavoro. I brani risultano piatti e senza mordente, perché limati attraverso una grossolana ingegneria del suono. Va anche bene ricorrere a tempi veloci e medi, a rallentamenti disseminati per dare un ritmo variegato al tutto, ma gli Anguish Dimension presentano poca sostanza e la stessa componente sinfonica appare dal punto di vista melodico determinante solo nella struttura e le inquietudini dell’atmosfera che grava in “Mountains”. La canzone è forse il momento di maggiore interesse sui circa ventitré minuti totali di “Children of the Wolves”. Pur comprendendo che ognuno utilizza i mezzi che ha a disposizione, “Children of the Wolves” si pone ai limiti dell’essere preso in considerazione come una produzione e si arriva a concepirla solo come un prodotto strettamente amatoriale. Pur volendo essere indulgenti e tenendo presente che il black metal nacque proprio con produzioni caotiche e approssimative, ma quanto meno capaci di mostrare violenza e aggressività, cosa che per gli Anguish Dimension ciò non accade: è impensabile di incidere e missare nel 2016 della musica in tal modo. Ascoltate.
(Alberto Vitale) Voto: 5/10