(Sun & Moon Records) Siglano il quarto sigillo gli svedesi Anguish, dopo vari cambi di etichette, approdando forse alla più indicata per diffondere il loro doom dai connotati death, particolarmente esaltato in tale direzione dal growl del vocalist J. Dee (anche nei blacksters Ondskapt), il quale conduce la band verso un allontanamento dal doom più classico suggerito dalla componente musicale dei brani. Ed è proprio la provenienza da generi più estremi dei membri il fattore che forse rende più penetrante il genere, visto che anche il chitarrista e membro fondatore David Eriksson suona negli Ondskapt (oltre che nei Third Storm), mentre il batterista Björn Andersson milita alla sei corde anche nello sludge degli Ocean Chief. I brani sono tendenzialmente lenti, lunghi (sempre oltre i sette, nove e dieci minuti!), molto pesanti, ricchi di senso apocalittico, occasionalmente accentati da break down assassini, con un suono cavernoso, sporco, di spessore ma molto ben squarciato da divagazioni melodiche minacciose, brillanti di una luce tetra e decadente. Gli Anguish definiscono la loro musica ‘Necro Doom’ e probabilmente non hanno torto: “Doomkvädet“ è sicuramente farcito da tendenze epiche che sprofondano nella melma dei gironi più putridi dell’inferno, in un clima di dolore ed inquietudine, nel nucleo turbinoso di una costante aura agghiacciante. Un album che esce a fine estate presagendo autunni uggiosi, umidi, bui e pregni di ricercata malvagità.
(Luca Zakk) Voto: 7/10