(Dark Descent Records) Doom/death metal potente, ma onestamente d’ordinanza per gli svedesi Anguish, qui al secondo album. Sono rimasto onestamente colpito dall’entusiasmo che alcuni colleghi hanno manifestato nei confronti di questa uscita: non sto riconoscendo il disco doom del decennio? A me sembra che il sound degli scandinavi, per quanto intrigante, non gli permetta di elevarsi al di sopra di tutte le altre band simili che affollano il mercato… La soffocante “Makarian Furnace” dovrebbe avere a che fare con il mito della figlia di Ercole (ancora una volta non ho i testi a disposizione); è monocorde, però, “Stir up the Demon”. Più agili i tre riverberanti minuti di “Decomposer of Planets”, concepiti naturalmente nel segno dei Paradise Lost più arcigni; bene anche la lentissima “The woven Shield”. L’incursione in un doom ancora più estremo, praticamente funeral, con “Snowhammer”, è aiutata e propiziata dall’uso dell’organo. Non vedo altro in “Mountain” e nella sua copertina minimalista, se sbaglio perdonatemi…
(René Urkus) Voto: 6,5/10