(Dark Descent) Seattle, terra del grunge. Una volta, forse, ma adesso c’è anche altro. In città sono nati gli Anhedonist, i quali hanno un sound sporco, catarroso, ma fiorito nell’humus del death metal e del doom metal. Morte, distruzione e disperazione. Quasi 10′ iniziali di “Netherwards” vengono occupati dalla canzone “Saturnine” (che bel titolo). Minuti allucinanti e disperati. “Estrangement”, altri 10′ e passa di fragore epico, ma attraverso un tono comunque lugubre e vibrante insieme. “Carne Liberatus” è polvere e cenere che seppellisce ogni cosa, come nemmeno il Vesuvio con Pompei. E’ questa la canzone più spedita e forse più death metal nella sostanza (almeno per i suoi 3/4), la quale si esprime attraverso un minutaggio che è la metà delle precedenti canzoni. Si arriva a oltre 15′ con “Inherent Opprobrium”, chiusura dannatamente lenta, lacerante e ricolma di un growling malato e dove il basso e le chitarre formano un vento pestilenziale, scosso dai colpi tuonanti del drumming. “Netherwards” è una mazzata angosciante, una morte lenta ma non esente da momenti atroci. C’è anche una edizione in vinile, da parte di Parasitic/Nuclear Winter Records. Gli Anhedhonist sono, per parafrasare il Diavolo in un celebre film, un luna park di atrocità.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10