(Autoproduzione) Con tre album in sei anni i polacchi Animations tracciano un loro percorso stilistico che per alcuni è fatto di progressive metal, mentre per me è definibile come tale solo se lo si intende come un crossover di generi, cioè la fusione di più direzioni di stile le quali creano un sound muscolare e continuamente tagliato da melodie. Groove metal, death/thrashcore (o comunque cose tipo Soilwork, tanto per fare chiarezza) che formano la parte dura ed irruenta e di tipo melodic death metal o addirittura con ritornelli neo-metalcore che invece dipingono il versante melodico. Voce rude e clean (è di Frantz Woloch, il nuovo cantante), la prima nelle strofe, la seconda nei ritornelli o nei bridge, modulano le canzoni. Le chitarre giocano molto con gli stop ‘n go o quei classici riff intrisi di un groove ferroso, quasi alla Meshuggah, che con cadenze pesanti tende ad allearsi con la batteria ed erigere un muro sonoro. Le chitarre esprimono anche fraseggi, rompendo così le continue linee marcate e irruenti e promuovendo se stesse anche su un piano più espressivo e magari simil-progressive ma solo per alcune sezioni e non per tutta la durata dei pezzi. Resta però da dire che la struttura delle canzoni è per lo meno la stessa. La disciplina compositiva è fatta di assalti spietati, interrotti dai ritornelli e bridge melodici. Fatta questa formula gli Animations non si spostano più di un millimetro. I brani poi sono ben quattordici e suddivisi in circa quarantotto minuti, dunque la durata va da oltre i tre minuti ai poco più di quattro, con il risultato di avere trovare un brano nella sostanza simile a qualche altro. Alla fine sono pochi e sporadici dettagli a fare le differenze tra le canzoni. Poca l’elettronica usata, ma solo ed esclusivamente per rinforzare alcuni arrangiamenti. Il sound ha una sua struttura derivativa, un carattere ripetitivo e comunque una buona energia globale. Tradotto in breve, gli Animations sono dei buoni esecutori, ma in fatto di composizione possono sembrare una band del calderone.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10