(ATMF) Una oscura mazzata di black con tratti atmosferici e divagazioni sinfoniche. È questo il secondo full length dei cileni Animus Mortis. Moltissima batteria, molto elaborata e devastante. Vocalist sofferto, non fantastico, ma decisamente inquietante, con quella parte remotamente baritona che accentua il feeling di inospitalità. Quaranta minuti che continuano a proporre melodia, la quale viene costantemente devastata da ritmiche ed arrangiamenti pieni di infernale disordine, quasi oscuro rumore. Ogni traccia ha una sua dimensione e vive di vita propria, non necessariamente mantenendo un legame con il resto del disco: questo fattore però non spezza la fluidità dell’album, non lo rende confuso o poco omogeneo, semplicemente lo rende molto personale ed innovativo, mantenendo comunque i parametri globali che rendono le tracce immediatamente associabili allo stile complesso ed identificativo della band. Ansiosa e brutale “Seven Decrees”. Sporca, tecnica e trionfale “LVX”. Immediata, breve, ma letale la title track. Ottimo black, efficace. Lontano da main stream o direzioni radiofoniche. Puro e personale, estremo e malvagio. Black metal deviato con un filosofia radicale.
(Luca Zakk) Voto: 7/10