(Black Widow Records) Film trasformato in musica. Musica che materializza immagini. Immagini che diventano solide, vere, reali. Reali come le tenebrose e paurose emozioni che vengono generate dall’esplorazione dei meandri più reconditi della mente. Mente che si abbandona a manifestazioni estreme, assurde, isteriche. Demoniache. Il maestro Antonio Bartoccetti ancora una volta si addentra nell’esplorazione dell’inesplorabile, nella comprensione dell’incomprensibile, dedicandosi alla descrizione dell’indescrivibile. Un’ora di suoni, esperienze, atmosfere. Un’ora da assaporare, gustare. Un’ora nella quale abbandonarsi. Un’ora di percezione acustica dalla quale farsi possedere, travolgere. Viaggio, senza ritorno, attraverso un incubo imprigionato nelle segrete più inespugnabili, quelle della mente umana. Il figlio del Maestro Bartoccetti, Rexanthony (Anthony Bartoccetti) aggiunge tutta la magia elettronica necessaria a creare quello scenario mistico attorno alle sublimi chitarre del padre. Uno scenario che si apre dinnanzi all’ascoltatore, il quale non deve -non può- staccarsi, allontanarsi, una invisibile mano ciclopica che cattura e paralizza all’interno del flusso sonoro. Un flusso sonoro fantastico, a tratti, mostruoso, molto spesso, deviato, sempre. Una nebbia fitta che si dirada progressivamente, rivelando paesaggi, volti, voci, concetti. Ed abissi. È difficile descrivere i singoli pezzi che compongono l’opera: è come descrivere singole scene di un film assurdo, è come descrivere i significati annegati dentro altri significati in un film di David Lynch. E come il noto maestro del cinema, anche Bartoccetti offre diverse chiavi di lettura, una vasta scelta di emozioni dalle quali l’ascoltatore può attingere liberamente. La title track posta in apertura catapulta nella dimensione ultraterrena che gli artisti hanno voluto, e saputo, creare. “Suidice Goth” è tetra. Un pallore mortale che diffonde il suo alito gelido, travolgendo tutto ciò che incontra, sfociando nell’inquietante, nell’isterico. Inquietudine confermata dal “Are Mine”, e spinta all’estremo da “Demonic Hysteria”, dove il prog incontra l’industrial, un assurdo amplesso sonoro che trasmette brividi nuovi, inediti, glaciali. “The Devil Nightmare” trasmette ansia e terrore, la sua evoluzione progressiva, i suoi ingredienti sonori danno luogo ad una pozione magica: magia nera, magia peccaminosa. “Witches” è uno capolavoro dentro il capolavoro: una marcia funebre devastante, decadente, tristezza elevata alla sua massima espressione, una dimensione spirituale evidenziata dalle devianti idee applicate alla musica elettronica. Una decadenza che sfocia nel destino irreversibile di “The Fatal Letter”, quasi l’epilogo di questa fiaba oscura, questo racconto gotico e mortale. “Possaction”, il vero epilogo, un epilogo che dichiara la fine della vita umana, a favore della vita demoniaca, anima e mente possedute dal principe delle tenebre, una marcia forzata discendente verso l’unica terribile certezza. Ulteriore trionfo del male, ulteriore esaltazione del regno degli inferi e la sua eterna opera di predicazione della dannazione. Carne che cessa di esistere. Spirito condannato eternamente. Tripudio delle orde sataniche. Un’ultima preghiera. Tragicamente ignorata.
(Luca Zakk) Voto: 9/10