(Earth and Sky Productions) Quanti di voi amano Bathory? Chi vi scrive certamente! Ma quanti di voi apprezzerebbero un disco che è fatto, letteralmente, di ritagli di brani di Bathory? Qui non saprei… ci sono formazioni, come i Bloodshed Walhalla, che riprendono certamente ritmi e temi di Quorthon in modo ‘ortodosso’, per così dire, ma mettendoci sempre qualcosa di proprio; a malincuore devo dire che non mi sembra che questo accada in “Pedemontium”, il quinto album degli Apocalypse. Ciò rappresenta ancora più un peccato, perché l’idea di dedicare un disco alle bellezze naturali del Piemonte (a cominciare dalle sue montagne) meritava di più… La titletrack ricalca fin troppo da vicino il brano “Nordland”, e purtroppo la successiva “Dark Mountain”, impreziosita dall’organo e da estratti di Bach, ottiene un involontario effetto comico perché il coro sembra proporre, in modo rallentato, il “Te Deum” di Marc-Antoine Charpentier (che i più attempati fra di voi ricorderanno come brano d’apertura delle trasmissioni in eurovisione degli anni ’80…). Algida l’acustica “Crystal Eyes”, dotata di un apprezzabile afflato romantico (nel senso della corrente letteraria ottocentesca, naturalmente!); poi “The Trail of Ice” ricorda molto (troppo?) “Foreverdark Woods”. Cadenzata e ipnotica “The Lake of Witches”, che si giova di una intro di flauto; “The King of Stone”, dedicata al Monviso, si apre nuovamente su Bach e procede cadenzata e ieratica, ricordando talora “Shores in Flames”. Non me ne voglia Erymanthon Seth, che si è assunto l’onere di comporre e suonare l’album dalla prima all’ultima nota… ma credo che una cosa sia un tributo (e infatti ho ascoltato il suo “To Hall Up High”, con sette cover bathoryane, e l’ho trovato ottimo) e un’altra un disco di inediti.
(René Urkus) Voto: s.v.