(Autoprodotto) Ci hanno messo quattro anni (la recensione del debutto qui), ma tornano con il secondo lavoro gli italiani Apocryphal, tra le band underground più fedeli ad un black metal diretto, sicuramente curato, ma privo di orpelli e fronzoli che spesso ‘addolciscono’ un sound che dovrebbe essere grintoso e feroce per definizione. Anche i contenuti lirici tendono ad una fedeltà con le origini, anche se nel caso degli Apocryphal c’è un certo gusto per la ricerca, per quelle figure che nella Bibbia giocano un ruolo di secondo piano o che semplicemente sono visti come i perdenti, ‘i cattivi’ di questa grande fiaba… ovvero, gli apocrifi, coloro che raccontano una storia diversa in contraddizione con la diffusa ortodossia cristiana. In questo nuovo album, in questi racconti dalla Galilea, la band veneta mette in evidenza sei episodi estratti dalla bibbia, esplorandone il lato oscuro, mettendo in risalto le tenebre del libro sacro con un Dio che non sempre mantiene le promesse o pratica quel che predica. Musicalmente il black è intenso, rabbioso, ma molto coinvolgente, catchy, mai estremo, sempre tuonante, un black che mette in risalto ottime chitarre, un favoloso basso, senza dimenticare idee melodiche penetranti e progressioni tutt’altro che scontate nel genere, come dimostra l’ottima opener “We Raise the Sword of Uriah”. Incalzante “Trust No God”, arrangiamenti molto carnali ed un legame con il metal classico (Iron Maiden in primis) sull’ottima “Weak and Miserables”. Quel tremolo mai esasperato e supportato da un basso pulsante si rivela ipnotico su “Into the S.E.A. (Supreme Evil Ascetism)”, spunta il metal classico con una spruzzata di Immortal su “Blood Calls”, mentre “Fire Rain” continua ad alternare con intelligenza una rocambolesca furia cieca con giochi di arpeggi che ricordano certi capitoli dei Satyricon. Oltre ai sei brani del concept, è interessante notare come siano stati inclusi tre intermezzi strumentali (“Tales I”, “Tales “II” e “Tales III”, posti dopo ogni due canzoni), nei quali la band si scatena mettendo in risalto il lato meno ‘concettuale’, ovvero quello puramente musicale, quello nel quale sanno dimostrare delle ottime abilità compositive ed esecutive. Album registrato in maniera molto avvolgente: siamo lontani da un black metal iper prodotto, nel quale il basso scompare e le chitarre sono un fiume di brutalità cadenzato da un drumming forsennato, e siamo lontanissimi anche da qualsivoglia forma di lo-fi; gli Apocryphal sono tecnici, sono energetici, sono costantemente catchy, abbracciano il passato del metal quello che venne prima della frammentazione in milioni di sottogeneri e sanno regalare momenti unici, coinvolgenti, seducenti e tecnicamente provocanti. Ah, quando avete detto che tornano i concerti? Perché, non ci sono dubbi, questa band è da godere ulteriormente dal vivo!

(Luca Zakk) Voto: 8/10