(Trollzorn Records) Con un nome del genere è prevedibile pensare che gli Apostasie scaglino i loro testi contro l’istituzione ecclesiastica. In effetti è così’, però il lato concettuale e dunque testuale lo rimandiamo in fondo. La musica è il black metal fatto con buoni connotati melodici e qualche melodia che sembra avere un retroterra folk. Black metal e tradizione nonché la storia, tutto infatti sembra creare la giusta dimensione per “Non est Deus”, un album lanciato, spedito. Passo veloce e non solo, melodie altisonanti, ‘festaiole’ e dunque dal retaggio popolare, con riff cadenzati che sanno essere sia black metal ma dal taglio melodico, sia anneriti ma possenti e con un groove bilanciato. “Non est Deus” non è fatto con lacche e lustrini, anzi a dirla tutta si sente la classica chitarra elettrica collegata a un amplificatore e dunque distorta quasi in maniera spartana ma convinta, infaticabile, creatrice di trame e melodie. “Non est Deus” degli Apostasie è un lavoro che alla lunga sembra non avere mai una direzione, ma non potrà essere tacciato di essere un album banale. Il peso e la consistenza dei testi si fa sentire, sia per larghi tratti di cantato, un harsh aspro, sia per questo clima un po’ antico e un po’ gelido e spietato, tipico del black metal. I testi concettualmente non sono un dissertare furioso e solamente sfrontato, il verbo degli Apostasie, mira a ragionamenti piuttosto profondi. Dal punto di vista promozionale, si specifica che la black metal band teutonica tocca temi storici e atei, però è singolare parlare di ateismo quando si affronta l’argomento Chiesa, intesa come istituzione, i suoi dogmi, la nascita del Cristo, finire poi con l’esaminare la Riforma causata da Martin Lutero. Un tedesco poi. Insomma, per essere atei gli Apostasie si prendono il tempo per parecchie cose religiose! Al di là di questi testi, in tedesco, il black metal degli Apostasie è narrante e dilatato e appunto con qualche perdita di direzione, nei suoi ben cinquanta minuti di durata.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10