(Lizard Records / GDC Rock promotion) L’attento appassionato del prog italiano, ricorderà i natali della suddetta band, il 1992, e il suo evolversi nella scena prog rock romana, la quale ha continuato a forgiare ottime realtà anche nei due ultimi decenni del secolo scorso, senza ovviamente contare quanto invece sia stato fatto nel terzultimo, gli anni ’70 appunto. Gli Arcadelt si sono fatti conoscere negli anni per il loro stile che si accosta ai Genesis e parzialmente ai Marillion. Il 1997 fu l’anno della fine di questa band che con la voce di Pierfrancesco Drago ha trovato la propria estetica perfetta, attorno la quale sviluppare una musica briosa, concettualmente bella e strutturata. Nel 2009 gli Arcadelt si riuniscono e realizzano un mini LP per il Giappone e solo ora il secondo album. Il primo è “Enjoy” del 1995 e da allora nonostante le pause forzate, gli Arcadelt sono stati dei valorosi musicisti e anche live. Un sound classicamente prog rock, tastiere e synth che affrescano con toni classici, stagionati, rendendosi protagoniste o in appoggio alle corde della chitarra e alla sezione ritmica che sorregge ogni tipo di evoluzione. “Behind the Caravan”, “The Heartbeat” e “Dogs in Chains” assestano i primi scarsi venti minuti di architetture con momenti magniloquenti, grandiosi e più Marillion che altro. Poi “Caledonia”, con un’introduzione recitata in italiano di questa fiaba. Momento importante dell’album, con atmosfere care ai Genesis e più ampiamente a quel prog che si produce a raccontare appunto storie, le fabule e i suoi intrecci. Oltre otto minuti di maestria, seguiti dagli oltre quattro di “Assenze”, l’altro momento in italiano del cantato. Un brano quieto, avanzato da un pianoforte sereno, degli archi aggraziati e Drago teso a dare sentimento a quanto dice. “Arc8” porta avanti un discorso testuale nel quale ogni metafora e situazione, altro non è un riferimento alle persone che vivono in una società che spesso le costringe a modelli, ritmi e situazioni insostenibili. Il duo “Blood On”, dai toni hard rock nella sua essenza e molto anni ’80 nel suo filone prog, si pensi ai Magnum, e la conclusiva “The Blue Side”, canzone briosa, vivace e fatta di parti che si susseguono nei suoi oltre otto minuti di durata, completano un ritorno degli Arcadelt che rispetta i grandi standard della band.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10