(Century Media) Tredicesimo disco per gli svedesi Arch Enemy, sempre più ‘pop melodic death metal’, un po’ per l’approccio facile e super addolcito, con chitarre grandiose, una produzione sempre più stellare e una front woman con una immagine brillante, in totale contrasto con l’atteggiamento oscuro e più ‘death’ del resto della band, il mastermind Michael Amott in primis. Le undici tracce sono poderose, ultra tecniche, con chitarre maestose e anche una batteria tutt’altro che banale. C’è una furia dannata in pezzi come la opener “Dream Stealer” o “Don’t Look Down”. C’è passione nell’intermezzo acustico “Presage”, c’è un’energia superlativa ed una costruzione melodica irresistibile su capitoli come la title track, mentre è favolosa la sensazione heavy/thrash ottantiana che trasuda da “Paper Tiger”. La voce clean dell’esplosiva Alissa finalmente non è più occasionale o solo contorno, ma diventa principale nel ritornello della bellissima “Illuminate the Path”, brano dove la vocalist dimostra un range vocale semplicemente immenso. Un’altra sorpresa è “Vivre Libre”, cover dei Blaspheme, una band heavy metal francese attiva dagli inizia degli anni ’80 (il brano è sul loro secondo disco del 1985, “Désir de vampyr”): si tratta prima di tutto di una ballad, con un testo in francese, la lingua madre di Alissa che interpreta il brano con maestria e mostrando doti vocali che solitamente non possono esprimersi con la musica degli Arch Enemy. “Blood Dynasty” è un altro disco della band svedese, in un certo senso nulla di nuovo, ma allo stesso tempo innovativo e ricco di divagazioni che hanno il gusto del saper osare. Musicalmente impeccabile, magistrale a livello di composizione, farcito di dettagli, con una performance dell’intera band semplicemente impeccabile. Un altro disco che non aspetta altro di essere portato in concerto, che le luci accecanti e i volumi esagerati del palcoscenico!
(Luca Zakk) Voto: 8/10