(Great Dane Records) Uscito alla fine dello scorso anno, questo album è ancora in circolazione a raccogliere visibilità. Credo di averne sentito parlare tempo fa ed anche positivamente, ma adesso posso constatare che il duo Rousseaux-Kochel (due chitarristi) effettivamente ha concretizzato un ottimo prodotto, il quale è anche il loro debut album. “The Persistence of Scars” è una buona raffigurazione di un death metal tecnico, ma sviluppato con una certa maestria che permette di tenere in bella mostra melodie volubili e frizzanti. Il duo di Caen è capace di offrire un tocco ben sviluppato e di spessore, ma allo stesso momento non disdegna melodie cattive e torbide che ricordano Nile e Morbid Angel, ma non solo. La struttura death metal è grintosa, camaleontica, portata a rievocare parzialmente l’old style americano e molto di più quello europeo, nella misura dei Coroner e dunque anche con inflessione thrash metal, ma ho trovato comunque diverse altre cose che non sto ad elencare. “The Persistence of Scars” non soffre di derivazioni, non ha cedimenti strutturali, non scade in cose stucchevoli. Tutta tecnica e coscienza nel saperla esprimere, l’album rappresenta un serio e autorevole contributo al death metal suonato con virtuosità e un’inventiva architettonica da brividi. Più volte mi sono scoperto a guardare gli altoparlanti e pensare “cosa combinano? Cosa?”. Le evoluzioni che i due francesi sono capaci di creare rappresentano un buon livello per il genere, la loro bravura nel tessere i pezzi è notevole. Non ve ne citerò alcuno, no ha senso descrivere i brani a questi livelli di esecuzione e della loro composizione. La parola perderebbe inequivocabilmente di fronte a questi sette assalti all’arma bianca, sferrati in meno di trentotto minuti.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10