(Season of Mist) Continua il cinico progetto dei canadesi Archspire, i quali hanno avuto un sacco di tempo -vista la mancanza dei tour- per progettare con cura il prossimo attacco, la prossima minaccia sfidando i confini tecnici del suono. Furia totale, velocità senza limite… ma sicuramente il quintetto vanta una tecnica ed una creatività destabilizzanti: impossibile cantare alla velocità del vocalist… sembra disumana la batteria… e tutti quei supersonici giochi sulla tastiera della chitarra… senza contare le linee di basso che non appartengono a questo mondo. Ma qui non è tutta furia: l’intermezzo caldo di “Abandon the Linear”, strizza l’occhio al prog, quegli arpeggi offerti da “Bleed the Future” preparano per l’ansia dell’accattivante furia che segue. “Drain of Incarnation” sarà anche letale, ma l’arpeggio di chitarra che la introduce conferma che per forgiare queste sonorità ai confini della musica estrema, è necessario avere un gusto musicale immenso. Un perfetto esempio di gusto, tendenza catchy, melodia sublime e rabbia assassina emerge con la favolosa “Acrid Canon”, mentre è stupefacente il cambio dall’arpeggio iniziale di “Reverie on the Onyx”, al riff selvaggio che segue, proseguendo poi lungo un brano capace di coinvolgere con immenso effetto. Album curato in maniera maniacale, con geniali componenti remotamente definibili catchy… ovvero brani che pur rimanendo estremi saranno sicuramente in grado di catturare il pubblico, specialmente dal vivo. Produzione stellare, tecnica sopraffina e quel concetto di ‘extreme technical death metal’ che enfatizza proprio la componente tecnica, la quale viene coronata dal conclusivo capolavoro intitolato “A.U.M.”. “Bleed the Future” fa quasi apparire i precedenti lavori come roba tranquilla, quasi… sonnolenta. Un album che invita magneticamente a successivi ascolti, rivelando ogni volta nuovi dettagli i quali schizzano fuori dall’assalto sonoro come schegge impazzite. Criticateli per l’esasperante ricerca del limite, dite quel che volete… ma questi sono musicisti fenomenali e, come band, si sono superati ancora una volta, dando vita a otto brani che scatenano un costante, intimo ed incontrollabile piacere d’ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 9/10