(Skull Crown Records) Per chi non li conoscesse, gli Arctic Flame sono una onesta band di us metal che ha già all’attivo quattro album e più di dieci anni di attività. Per quel che ricordo delle prove precedenti, mi sembra che “Shake the Earth” sia sicuramente una spanna sopra a “Guardian at the Gate”, del 2011, anche se temo che questo nuovo album finirà per interessare soltanto i fedelissimi di queste sonorità. “Man made Man” ci offre un us metal muscolare, a tratti quasi sguaiato (a causa delle tonalità del vocalist Michael Clayton Moore e dei suoni distorti di chitarra), nel pieno rispetto dei canoni del genere. “Last Chance” è una sorta di thrash primordiale, mentre nella cavalcata (fin dal titolo!) “Ride of the headless Horsemen” colpisce il certosino lavoro delle due chitarre, che in più di un passaggio procedono all’unisono. “Slaves to the Alchemist” è un mid-tempo acido e cattivo; a totale contrasto “Rain”, cover degli Uriah Heep, è la dolce ballad pianistica che non ti aspetti in un disco così. È il preludio all’altra sorpresa: la conclusiva “Seasons in the Cemetery”, di quasi dieci minuti, abbandona anch’essa i toni aspri del resto del disco per spostarsi quasi su territori prog e lasciare pure ampio spazio alle keys. Molto bello il melodico refrain. Una curiosità: il cd è distribuito in una confezione gatefold a grandezza disco e completa di poster… perché non è stato pubblicato anche il vinile, che magari avrebbe invogliato all’acquisto i defenders più nostalgici?
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10