(Napalm Records) Gli Arkona come non li avete mai sentiti: la band russa ci ha abituato a grandi cose, ma stavolta Masha e compagni si sono superati! “Khram”, il loro ottavo album in studio, dura 74 minuti, e contiene quattro brani (su nove, compresi intro e outro) che superano i nove minuti di durata; il sound stavolta, lontano da possibili allegrie folk (come quelle di “Stenka na Stenku”, ad esempio), è cupo e a tratti feroce, con una larga predominanza della dimensione pagan/black. Insomma, se “Yav”, che anticipava alcune di queste tendenze, era un esperimento non troppo riuscito, “Khram” va alla grande! Dopo l’intro ambient, con voci ‘stregate’ e inquietanti, “Shtorm” (‘Tempesta’) vede una superba interpretazione di Masha; il brano si snoda fra brevi passaggi folk e chitarre d’impatto. Abbiamo poi subito i 17 minuti di “Tseluya Zhizn’” (‘Baciando la Vita’): dopo un inizio oscuro, nel segno del pagan/black, un lungo break con voci bianche ci porta su territori ambient; il prosieguo alterna momenti epici ad altri (oso dirlo!) quasi progressive, in un tripudio di tenebre e sangue. Ansiogena e serrata a titletrack, altri dieci minuti con accelerazioni black improvvise; ancora passaggi dark e a tratti ambient per “V Pogonie za beloj ten’yu” (‘Inseguendo l’ombra bianca’), ed è molto varia e valida anche “V Ladonyah Bogov” (‘Nelle Mani degli Dei’), che concede larghi spazi al pianoforte e a cori pagani. Album non facile, “Khram” è però magniloquente e profondo, e mostra l’assoluta maturità di una band che si conferma una delle vette della scena.
(René Urkus) Voto: 8,5/10