(Pitch Black Records) Del piacere con cui normalmente affronto le uscite dei ciprioti Arrayan Path ho già discusso abbondantemente QUI, recensendo “Stigmata”: il nuovo “Chronicles of Light” procede, a grandi linee, sul sentiero del disco che lo ha preceduto, ma forse è un po’ meno ispirato. L’inizio di “Solomon Seed” mi aveva fatto temere il peggio: un impianto sonoro heavy/thrash piuttosto moderno e aggressivo non è ciò a cui la band ci ha abituato, e stride con tutti gli elementi tipici del loro sound. Per fortuna, già con il refrain abbiamo le belle aperture melodiche, elleniche se non quasi mediorientali, tipiche delle vecchie produzioni. Però anche la successiva “Gabriel is rising” si fonda su una eccessiva scollatura fra chitarre e ribassate e ritornello quasi cantilenato… veloce “Orientis”, poi “Scorpio” è sicuramente il miglior brano del lotto, quello con il fascino dei primi dischi. Il ritornello, sempre sognante e greco nell’animo, si impara e si canta subito, così come quello della più epica titletrack. Ispirata e sognante la power ballad “December”, prima che la conclusiva “The last Eulogy”, molto alla Dark Moor, ponga fine alle danze. C’è del buono, certamente, in “Chronicles of Light”: ma l’impressione è che Nicolas Leptos e compagni abbiano voluto tentare un parziale ammodernamento del songwriting che non ha datto tutti i risultati sperati.
(René Urkus) Voto: 7/10