(Archaic Sound) Sempre sorprendente la one man band francese Ars Moriendi, che solo un paio d’anni fa aveva sorpreso (ancora una volta) con il fantastico “La Singulière Noirceur D’Un Astre” (recensione qui). “Sepelitur Alleluia”, oltre all’ispirazione proveniente da una celebrazione medioevale cristiana ubicata circa 70 giorni prima di Pasqua (dove veniva sepolto l’Alleluia in una cerimonia funebre), è un album assurdamente completo, un vero concentrato di … tutto! Ogni lungo brano offre metallo melodico, jazz, divagazioni prog, strumenti non convenzionali per il genere come la tromba, ritmiche magnetiche, brutalità feroce, genialità illimitata. Il concetto di gioia in qualche modo annegato nelle tematiche dell’album emerge progressivamente in un contesto sempre pesante, estremo, contorto e curato maniacalmente, con un’esecuzione da manuale di tutti gli strumenti (le linee di basso sono avvolgenti, le chitarre sono avvincenti!) tanto da rendere difficile credere che ci sia di un solo artista dietro questo progetto. “Sepeliture” apre inquietante e poi si scatena in un black che passa dal quasi symphonic all’ambientale/tribale, con ampie aperture heavy ricche di riff fantastici. “Ecce Homo” è fuori di testa: black metal fruibile, metallo intenso, diretto, parentesi atmosferiche… ma con massicci inserti che spaziano dal jazz al folk popolare (con quella tromba fantastica!). Ma qui siamo lontanissimi da bands estreme in chiave post/modern/jazz: Ars Moriendi con un brano come questo rimane fedele a ritmi e soluzioni amate dal pubblico tradizionale nell’ambito metal o black, ma aggiungendo un miscuglio geniale di sonorità remote che trovano uno spazio perfetto, in incastro millimetrico, un adattamento semplicemente assoluto. “À la vermine” è devastante, con quella ritmica (e distorsione) che ricorda molto i primi Entombed, però con le tastiere discrete ma immense ed un groove di basso senza paragoni. Malvagia “Je Vois des Morts”, mentre la conclusiva “Fléau français”, opera di oltre diciotto minuti, offre una vasta visione delle distorsioni mentali di Arsonist -il genio dietro queste composizioni- che lo spingono verso una impostazione totalmente trasversale della musica, delle influenze e delle ispirazioni catturate e convogliate nei brani. Ancora una volta esaltazione artistica di molti, moltissimi stati d’animo. Ma questa volta il fattore musicale, la componente virtuosa (sia compositiva che esecutiva) prendono meravigliosamente il predominio, regalando oltre cinquanta minuti di musica di primissima categoria, fruibile, godibile e tecnicamente perfetta!
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10