(Moonlight Records) Mentre il Sassuolo Calcio festeggia l’incredibile promozione in serie A, una band metal proveniente dalla città emiliana sorprende la platea degli appassionati di genere: gli esordienti Artaius danno infatti alle stampe, per la Moonlight Records, un disco che mi ha sinceramente stupito e convinto sotto tutti i profili. “The fifth Season” è infatti una sperimentazione che destruttura il pagan metal portandolo verso territori raramente raggiunti in passato e, per quello che posso saperne, mai da una formazione italiana. L’opener ha il curioso titolo “Make the Iguana”: un brano in crescendo dove la struttura folk è variata da tastiere anni ’70 e da qualche passaggio progressivo che sa della stessa epoca. “Over the Edge” ha un andamento ballabile, ma c’è sempre quel suono, quel momento che non ti aspetti (l’intermezzo pianistico è praticamente jazz): veramente ottimo! “Horizon” passa dal pagan al progressive come solo i Tyr sanno fare (ma sia chiaro, in un sound e un’atmosfera totalmente diversa!), mentre “La Vergine e il Lupo” ha un evocativo testo in italiano, anche se devo ammettere che senza il booklet è molto difficile intendere il growling profondo di Andrea La Torre. Gli ultimi quattro brani sono invece dedicati al ‘vento’, ed hanno una struttura più classicamente pagan: spiccano in particolare “Wind of Quest”, ballad acustica che (al 100% per puro caso) riecheggia gli accordi bathoriani di “One Rode to Asa Bay”, e “Wind of Revenge”, una cavalcata che rammenta in qualche passaggio gli Eluveitie. Nonostante una produzione talora un po’ smagliata (e questo è veramente l’unico appunto che posso rivolgere agli Artaius), “The fifth Season” è uno di quei rarissimi dischi in grado di agitare le acque del mercato: ve lo consiglio con grande insistenza!
(Renato de Filippis) Voto: 8/10