(Pitch Black Records) Melodia, ritmica tagliente e un tributo ai grandi del power/prog. Questi sono gli Artical, band greca formatasi nel 2002 che vanta, per questo nuovo lavoro, il grandioso Mark Boals alla voce. E’ ormai indubbio che ovunque finisca a cantare Mark, ed ultimamente è un singer molto impegnato e richiesto, il risultato sia senza dubbio di grande qualità. Forse per il fatto che aggiunge qualcosa, o forse per la semplice ragione che un artista come lui non accetterebbe mai di cantare per una band mediocre su un album di poco valore. “Illusion X” è molto bello, coinvolgente e ricco. Si sentono influenze di bands quali Stratovarius, la scuola di artisti come Malmsteen e la fantasia di pilastri come i Dream Theater, e questo fa si che ai primi ascolti il disco risulti un qualcosa di poco interessante, non innovativo, con quella sensazione del già sentito. Ma bastano alcuni ulteriori ascolti per lasciarsi coinvolgere e notare che, nonostante l’originalità non sia la qualità principale, ci sono melodie accattivati, riff poderosi e canzoni che ad ogni ascolto catturano sempre più. Se non fosse per l’importante scelta di avere Mark, la band sarebbe “un altro” quasi solo project, in quanto la mente dietro il tutto è Mike Dimareli, il quale si dedica a chitarre ed anche batteria. Ma voler superare un limite, voler lasciare un segno e decidere di avere un front man di indubbio valore, ha innalzato di molto il livello qualitativo, ed alla fine questi cinquanta minuti risultano essere imperdibili. La opener “Look In The Mirror” è di matrice Stratovarius (quelli dell’era di “Episode”!) e questo feeling quasi orientale reso pungente da una ritmica semplice ma poderosa, non fa altro che spianare il percorso di Mark il quale offre una delle sue impeccabili performances. Velocità e tecnica su “Chasing My Life”, dove tutti gli artisti dimostrano un certo livello di abilità, menre Mark riesce veramente a scatenarsi. Ma è “Follow The Light” che può forse vantare il titolo di “prima hit” del disco. Chiaramente, e nuovamente, di antica scuola Malmsteen, il pezzo offre ritmiche dirette sulle quali chitarra e tastiera possono divertirsi ed intrattenere, mentre il cantante ha ancora una volta il massimo spazio per dimostrare cosa sa fare. La title track, della durata superiore agli otto minuti, è “un altro” esempio di come funzioni bene questa line up: ritmica malinconica e quasi marziale che introduce ad un groove d’effetto, per costruire un ritornello lineare ma irresistibile, dove interessanti giochi alla tastiera e fantastiche improvvisazioni del basso catapultano la canzone oltre confini che non toccano solo il power, ma che sfociano sul prog in perfetto stile Royal Hunt. La conclusiva “Mother”, una power ballad malinconica ma piena di luce interiore, è un interessante divagazione, ed è in grado di dimostrare tutto la vena poetica e romantica impiegata nella composizione. Non so se è la presenza di Mark, un cantante che gode della mia massima stima, non so se è un po’ di nostalgia di sonorità più pure ed emozionali che sembrano ormai appartenere definitivamente agli anni ’90, ma questo “Illusion X” mi convince, mi diverte, mi intrattiene e mi fa godere di piccoli dettagli, molti dei quali emergono solamente dopo numerosi ascolti.
(Luca Zakk) Voto: 7/10