(Juste Une Trace) In Francia ci si chiede se gli ArtWeg suonino hardcore, metal, punk e la stessa band si dichiara che è tutto questo, ma viene spontaneo pensare, ascoltando “Drunk’N High”, che gli ArtWeg siano esponenti attuali del crossover vecchia maniera e comunque riletto alla maniera dell’oggi. Gli ArtWeg scrivono canzoni cariche di rabbia e che pompano attraverso un muro sonoro che è un tutt’uno tra base ritmica e riff di granito. Niente di nuovo in questo album che suona chiaro, pulito e comunica una forza smisurata. Niente di nuovo, ma tanto scorrere che alla fine “Drunk’N High” ti passa dentro i neuroni come una marea travolgente. La band consta di cinque elementi, tra cui due voci: Mugen e Akonit, il primo è un armadio d’ebano che arringa il microfono con cadenze tra hardcore e free style, il secondo è uno smilzo che sembra arrabbiato dal mattino fino a quando non ritorna a dormire. Il primo si esprime in inglese, il secondo interviene anche in francese. Sono due elementi esplosivi sospinti da Yero, Crusty e Merry, cioè chitarra, batteria e basso, i quali imbastiscono maglie cariche di groove, breakdown, ripartenze folli e tutto nel segno della vecchia tradizione di Pantera, Sepultura, Suicidal Tendencies e via dicendo. Va specificato però che in momenti dove i ritmi sono meno veloci, spesso Merry si ‘stacca’ da questa massa rabbiosa creando dei buoni contrappunti con il basso e allargando così il sound, rendendolo completo, pieno. L’album è piacevole, senza dubbio: “Drunk’N High” ha forza e grinta, ma non da meno mostra una musicalità che rende facile assorbirlo e sentirlo come un lavoro che da sempre lo si è ascoltato. Un ascolto che è un’iniezione di forza.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10