(Massacre/Audioglobe) Gli Arven attirarono l’interesse del pubblico metallaro due anni fa, con il debut “Music of Light”, per un fattore relativamente estraneo alla loro perizia musicale: per 5/6 la band è infatti composta da donne, compresa quella Anastasia Schmidt che si era già fatta notare, qualche tempo fa, negli Elvenpath. Con questo secondo disco, la Massacre punta su questo accattivante fattore fin dalla copertina, rendendo difficile un giudizio sereno sulla band: chi vuole attaccarli a prescindere dirà che sono un fenomeno da baraccone, chi li vuole difendere si fermerà semplicemente a guardare le beltà profuse in copertina e nel booklet. Oggettivamente (o quasi), mi sembra invece che il gruppo sia un onesto ensemble di gothic/power metal che non fa nulla per essere originale, ma almeno suona meno alla Nightwish di quanto potrebbe sembrare a prima vista. “Believe” richiama da vicino gli Edenbridge: un up-tempo grintoso che poteva avere un ritornello ancora più trascinante. “Don’t look back” alterna momenti folkeggianti a cori quasi gregoriani, per una atmosfera che si rivela epica e pomposa. “Rainsong” e il suo chorus sono, devo ammetterlo, un singolo perfetto con una melodia immediata quanto coinvolgente: il classico brano che si canticchia dopo appena un ascolto. In “The One for me” abbiamo una collaborazione di Stephan Schmidt dei Van Canto, che mi appare però vagamente sottotono; “Cercle D Emeraude” è invece uno strumentale dominato da un violino molto molto folk. Altro refrain quadrato e medievaleggiante, molto riuscito, in “Fireside Stories”; l’edizione in mio possesso si chiude con una sorta di set acustico, nel quale trovano posto la titletrack e la raffinata “Ride on”, di nuovo animata dal violino. Un disco che, al di là di sterili polemiche, mi ha intrattenuto piacevolmente.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10