(Pesanta Urfolk) Riedizione di “Cold Of Ages”, uscito l’anno scorso su Profound Lore, ora riproposto in vinile da 200 e 160 grammi. Album che stravolge il precedente (che era il debutto). Vengono abbandonate le teorie noise, le atmosfere, i concetti oscuri per dar spazio a molta più musica suonata. Rimaniamo su pezzi lunghissimi (quasi tutti oltre il quarto d’ora, e comunque mai sotto i dieci minuti), ma tali pezzi risultano pieni di ampi blast beats, di lunghe sfuriate black semopre spietate, devastanti, taglienti. Si tratta di un black diretto, non certo originale, di sicuro effetto in quanto inquietante e velenoso. Fedeli comunque alla scena americana di questo filone, riescono ad intrattenere e dissetare quella sete di male che accomuna gli (noi) appassionati del genere con queste quattro le canzoni (che comunque sono sufficienti per sforare l’ora di durate dell’intero disco). Di rilievo “Phantoms” e “Removed Forms”, dove la band ha saputo riversare delle atmosfere cupe che ricordano il loro sound precedente. L’abbandono di una direzione personale ed una proposta non certamente diversa da molte altre penalizzano un po’ questo “Cold Of Ages”, che tuttavia non manca nel dimostrarsi inquietante e malvagio. La capacità compositiva della band è sicuramente intatta, ed i lunghissimi pezzi risultano ben fatti e mai noiosi. Probabilmente un passo verso una definizione di una identità, il quale mi lascia nella sperare che il prossimo lavoro possa contenere un equilibrato livello di elementi caratteristici di “Cold Of Ages”, per la brutalità, e del precedente per l’atmosfera offerta.
(Luca Zakk) Voto: 6/10