(Avantgarde Music) Continua quel percorso che deviò verso nuove direzioni con “Nessun Luogo” (recensione qui), un percorso che portava fuori dai canoni black metal verso un’impostazione atmosferica tetra capace di scavare nella psiche, violentandola, evirandola, devastandola. “Amusia”, infatti, è ispirato al libro “Musicophilia: Tales of Music and the Brain ” del neurologo britannico Oliver Sacks, trattato sui disordini mentali legati alla musica, qui tuttavia con concetti approfonditi e con testi ispirati agli scritti dell’autore francese dell’800, Joris-Karl Huysman. Album difficile. I primi ascolti possono congelare le percezioni, stupire ma allontanare e sconvolgere. Ma una persistente una fede cieca verso l’arte dell’artista che ci cela dietro la one man band, ovvero Tryfar, lasciano progressivamente rivelare dettagli, emozioni, sentimenti ed un travolgente coinvolgimento dei sensi. Basta ascoltare le delicate divagazioni dark ambient di “Agnosia” per elevarsi oltre dimensioni prima inimmaginabili. Decadenza e sofferenza con “Palinodia”, puro sconvolgimento sonoro con la title track, la quale mescola laceranti vocals vicine alla morte con sonorità dal sapore jazz. Pregna di morte “Alterazione”, contorta e ricca di ritmi irregolari “Distonia”. La lunghissima “Allucinazione” si insinua in maniera permanente dei meandri più reconditi della psiche, mentre la conclusiva “Ricordo” esalta un drammatico senso di malinconia. Musica alternativa. Eccentrica. Creativamente stupenda ma torturata da indicibili sensi di colpa, orribili incubi, terribili ricordi dimenticati ed estreme perversioni cognitive. Musica decisamente avant-garde, fuori da ogni logica, da ogni ragionamento prevedibile e da ogni barlume di vita.
(Luca Zakk) Voto: 9/10