(AnnapurnA) Assurdo debutto su vinile del progetto Äsping, progetto composto da sue membri fissi, Åsa Nordgren (voce e songwriting) e Michael Idehall (elettronica e songwriting), con una piccola galassia di altri musicisti invitati -in questo caso Yiannis K. Dei blacksters greci Serpent Noir- per sperimentare con la musica e con il suono. È proprio la partecipazione del musicista greco che ispira l’album, in quanto nel porto dell’antica città di Piraeus (ora parte di Atene) è presente questa scultura, questo leone che è stato ricoperto di rune iscritte dai vichinghi nell’undicesimo secolo. Il progetto ha già avuto esperienze live, ma questo è in assoluto il debutto discografico, la prima trasformazione di questo caleidoscopio sonico in qualcosa di fisico e palpabile, qualcosa che oltre ad elettrizzare l’aria diventa toccabile a mani nude. Musicalmente siamo lontani da tutto. Dalla stretta definizione di metal o rock, anche se questi elementi sono tutt’altro che assenti. Siamo decisamente lontani dalla progressione standard di una canzone. “The Lion of Piraeus” è pura melodia atmosferica, con picchi psichedelici, samples contorti ed oscuri, divagazioni tra il noise e l’ambient cosmico, senza dimenticare spunti che provengono proprio dal rock classico, come si percepisce nella bellissima “Metanoia”. Coscienza che vaga senza meta su “Vaggvisa”, istanti black metal che poi virano verso un qualcosa di stranamente liturgico con “To souroupo tis Koultouras”. Respiro astrale su “Pyge”, ansia disturbata con soprano inquietante su “Nea Apokalypsis”. Un album difficile, anche se diretto e dannatamente immediato: un album che cattura, sorprende, ipnotizza… lasciando una vasta gamma di punti di domanda… musicali, spirituali, filosofici. Intimi.
(Luca Zakk) Voto: 8/10