(Bakerteam Records) Quando esce un disco symphonic power metal sono sempre contento, perché significa che il mio genere preferito non è ancora morto. Quando poi questo disco è anche bello… beh, che posso chiedere di più? Gli esordienti Astral Domine, di Tivoli, hanno confezionato davvero un signor debut, che si ispira in più punti alla “Song of Ice and Fire” di Martin (serie che il sottoscritto odia dopo un iniziale momento di entusiasmo, ma questo è un altro discorso…). Dopo l’epicissima intro, l’opener “Holy Knights” prende la saggia decisione di non partire immediatamente in quarta, ma ci delizia con un crescendo symphonyc medieval metal dai chiari caratteri rhapsodyani. Anche la timbrica del singer Marco Scorletti è vicina a quella di Fabio Lione, ma non pensate a un plagio perché gli Astral Domine hanno una loro potente personalità. Il cantante dei Rhapsody of Fire partecipa del resto a “When Heroes die”, un epos di quasi dieci minuti che è un po’ una summa di quanto ha da offrire il power più barocco e orientato su atmosfere cinematografiche. Irresistibile il ritornello di “King of North”, che mi ha addirittura riportato alle atmosfere di “Legendary Tales”, mentre la lunga “Tale of the Elves and Pain” ha quei toni celtici che mi entusiasmavano tanto nei primi tre dischi dei Thy Majestie. “My Lord” ha addirittura qualcosa del “Lamento Eroico”, nella sua dirompente drammaticità, mentre la conclusiva “Falsi Dei”, con un arrembante testo in italiano, vede addirittura la partecipazione di Giuseppe ‘Ciape’ Cialone dei Rosae Crucis. Ovviamente i detrattori diranno che in questo disco c’è poco o niente di originale, ma ormai mi annoio a rispondere che è una ‘accusa’ che si può fare al 90% delle attuali uscite metal: diciamo allora che conta la classe, e gli Astral Domine ne hanno da vendere.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10