(Century Media Records) Maledettamente complessi, contorti, impenetrabili… quasi indescrivibili. “Radiant Bloom” è il terzo album del quartetto americano Astronoid, forse il punto di convergenza della loro eccentrica crescita stilistica. Un flusso cosmico tanto siderale quanto caldo ed avvolgente, in una improbabile stato di equilibrio surreale, dentro il quale l’armonia sognante dello shoegaze viene violentata da una tormenta infernale scatenata dalla componente black metal… quasi come se l’ascoltatore fosse invitato a seguire un sentiero, lungo il quale prati fioriti e sole tiepido lasciano repentinamente spazio a fulmini ed uragani improvvisi… in una sequenza caotica e totalmente imprevedibile di questo alternarsi tra estremi opposti, aspetti che travolgono il protagonista, senza tuttavia scalfirlo, quasi come si trattasse di un viaggio onirico, di una esibizionistica parata di condizioni eccessive alle quali si può assistere dall’interno di una ipotetica campana di vetro… dentro il caos ma protetti da un filtro. Armonie tematiche, assalti sonici, iperboli melodiche dalle quali si scatenano favolosi assoli, come succede nell’incalzante “Sedative”. E sopra questo turbinio assurdo, la voce diabolicamente angelica, assurdamente eterea del frontman Brett Boland, una performance che astrae ulteriormente questo scenario dal mondo dei sogni scaraventandolo a terra e trasformandolo in pungente realtà. Provoca la opener “Admin”, sentieri con cambi di direzione repentini su “Eyes”, un brano tanto pop quanto estremo. Prog psichedelico con “Sleep Whisper”, provoca dipendenza “I’ve Forgotten Your Face”, riporta dentro una turbolenta dimensione onirica “Orchid”. Per certi versi mi vengono in mente i grandiosi Depressive Age con alcune divagazioni degli Astronoid e, forse,“Drown” si rivela esserne l’esempio più palese, mentre la parentesi scorrevole e riflessiva di “Human” è solo l’anticamera della lunga, conclusiva, suggestiva ed infinitamente shoegaze “Decades”. Un mondo che corre veloce, che scivola via impossibile da afferrare, un mondo con ritmi che non possiamo più controllare, mentre uno stormo di sentimenti si fa stimolare dalle innumerevoli esperienze quotidiane, dagli irrequieti impulsi dell’esistenza, da quel vortice fatto di vite e momenti che ci ruota attorno risucchiandoci dentro un vortice senza fine.
(Luca Zakk) Voto: 9/10