(Ellie Promotion / Season Of Mist) Con “Call Me Inhuman” i francesi Asylum Pyre si dimostrano brillanti ed efficaci nel comporre e registrare del materiale accattivante e qualitativamente valido. La cantante Ombeline Duprat è in forma smagliante, mentre l’architettura musicale attorno è vivace, mutevole, con suoni dagli arrangiamenti moderni. Se la band che nasce nel 2003 durante gli anni ha toccato lidi power-prog-symphonic metal, ora conferma il proprio retroterra ma in una maniera degnamente ispirata, senza suonare con modalità vecchio stampo o attraverso l’innovazione forzata. Gli Asylum Pyre centrano il risultato, mostrandosi come un prodotto contemporaneo. Il loro sound non è scarno e semplice ma costruito e fluido al contempo. Si ascolti pure “Happy Deathday” dove tra cantato e arrangiamento, salta fuori una sorta di funky/soul che rende il tutto accattivante quanto di qualità. Si ascoltino pezzi come “Fighters” e “There, I Could Die” ad esempio perché si distinguono per l’uso abbondante dell’elettronica. Gli Asylum Pyre corrono verso angoli di libertà musicale: “The Nowhere Dance” mischia heavy metal con un suonare che sembra rock dalle rifiniture melodiche. La cantante si spinge lontano in “A Teacher, A Scientist & A Diplomat” dove palesa un inedito retaggio soul-metal. “Joy” è un manifesto: la canzone possiede tutti i crismi, le ambizioni e quanto ha fatto la band, cioè dall’elettronica e fino al metal spinto, tirato, veloce che presenta addirittura dei blast beat. L’album è chiuso da un pezzo nel quale si palesa un gioco vocale e spunti di piano e sintetizzatori per una sorta di catarsi finale che offre il nome all’intero album. “Call Me Inhuman – The Sun – The Fight – Part 5” è una sorta di manifesto verde perché ha qualcosa da dire sulla civiltà odierna e di come si stia arrivando al collasso dell’intero equilibrio naturale. In circa 55’ Asylum Pyre suonano il loro metal, il loro rock, le derivazioni dello stesso, architettando suoni puliti e vivaci e in più senza flessioni di qualità nell’intero arco di durata dell’album.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10