(Bakerteam Records) Si presentano con umiltà, gli At the Dawn di Imola: dicono chiaramente di non voler reinventare il loro genere di riferimento, il glorioso power/prog della nostra tradizione, ma il loro secondo disco è un ascolto godibile e a tratti anche trascinante. “Through a darkened Sky” ricorda da vicino la magniloquenza degli Angra di qualche anno fa; gli andirivieni e le chitarre nostalgiche di “Siren Call” rendono bene l’atmosfera marina che il brano vuole suscitare. Brano di grande spessore, vicino talora alle sonorità potenti del power/gothic, è “The Deserter”, mentre “The Day when Heroes die” è più epica e solenne, con un refrain di grande impatto. Le tastiere sono ancora protagoniste della bella “Ladyhawke”, che presumo dedicata (come sempre non ho i testi!) al celebre film fantasy; il disco si chiude, in maniera piuttosto inattesa, con una buona cover di “Revelations”, uno dei pezzi più complessi della Vergine di Ferro, riletto dagli At the Dawn con stile abbastanza personale. Il mercato non cambierà dopo “Land in Sight”, ma chi ha seguito o segue Vision Divine, Labyrinth, e perché no anche i Rhapsody of Fire, dovrebbe concedere almeno una chance a “Land in Sight”.
(René Urkus) Voto: 7/10