(Century Media Records) Dopo avere letto Thomas Ligotti, un romanziere horror con temi vicini a quelli di H.P. Lovecraft, il cantante degli At The Gates Tomas Lindberg ha preso a scrivere il concept di questo nuovo album. Soprattutto è stato il romanzo “La cospirazione contro la razza umana” – in Italia pubblicato da Il Saggiatore – a ispirare Lindberg per questa profonda oscura e senza speranza dissertazione pessimistica sull’uomo. Un album ‘filosofico’, perché appunto ‘filosofico’ è il termine usato in sede di presentazione di “ The Nightmare Of Being” da parte di Lindberg e Jonas Björler, bassista. I due al di là dei soliti discorsi sull’intenzione di volere creare un album oscuro — perché poi cosa dovrebbe creare una death metal band? — questa volta in realtà hanno manifestato l’intenzione di andare davvero oltre se stessi e il loro death metal ‘alla svedese’ d’ordinanza. Una matrice sonora che loro stessi hanno abilmente contribuito a creare. L’idea del concept, appunto il pessimismo, la volontà di essere più profondi, mettiamoci anche i tempi che corrono, hanno suggerito alla band il suo album più progressivo di sempre e sotto certi punti di vista anche uno tra i più fruibili. Attenzione però, “The Nightmare Of Being” non è né prog-metal, né del prevedibile melodic metal, in esso semmai sono gli At The Gates della seconda decade del Nuovo Millennio che decidono di suonare in maniera più ampia, versatile, inserendo e manipolando i loro tipici elementi del sound, con atmosfere impreviste, inattese, probabilmente mai pensate fino ad ora. Se “Spectre of Extinction” apre l’album nella maniera che ci si potrebbe aspettare dalla band, “Garden of Cyrus” presenta invece scenari ben diversi, inaspettati. L’innesto di un sassofono e raffinatezze varie, spostano completamente l’asse dello stile. Da scariche di riff canoniche eppure sempre millimetricamente lavorate, ad altre di estrazione immediata e pur risultando ruggenti e ben equilibrate nei suoni, compaiono ovunque variazioni brevi, arrangiamenti espressivi, anche accattivanti, dalle fattezze precise e senza troppe perifrasi. Appare chiaro come gli At The Gates evolvano il loro sound, pur dosando gli elementi rivoluzionari. Forse ancora troppo ma rispetto al passato “The Nightmare Of Being” è novità pure per la band. La magniloquenza di “The Abstract Entrhoned” o quella di “The Fall into Time”, il pezzo più lungo e a suo modo il più prog e con una coda un po’ Tool, e poi Il cinematic metal di “Cosmic Pessimism” sono alcuni momenti vistosamente avanti rispetto al passato della band. In questo album più di tutto però sembra che la band suoni davvero bene e chissà quanto meglio rispetto al suo comunque glorioso passato votato al gothenburg melodic death metal.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10