(The Circle Music) Pensare agli Ataraxia significa immaginare qualcosa di etereo. Un parco suoni leggeri e melodie mai udite prima. Il progetto avantgarde modenese è da sempre sospeso tra una sorta di poesia sonora, sperimentazione e soave delicatezza. “Centaurea” è il ventinovesimo album, il secondo di una trilogia iniziata nel 2022 con “Pomegranate – the Chant of the Elementals”, QUI recensito, la quale sarà chiusa da un lavoro sui Campi Elisi in futuro. “Centaurea” è un’isola al di là del tempo, un luogo lontano che vive nell’infinito, dove rituali, sacerdoti, dei, creature, uomini e donne vivono la propria età dell’oro. Misticismo a parte, comunque da sempre radicato nei lavori di Francesca Nicoli e soci, stupisce come Ataraxia riesca ad essere un progetto piuttosto simile a sé stesso nelle sonorità, nella maniera di non perdere mai quella eterea grazia. Francesca Nicoli, voce candida, in “Centaurea” è affiancata da temi sonori a tratti maestosi, solidificati su stili neofolk in maniera comunque non definitiva. I testi creati con la collaborazione di Mara Paltrinieri, già con la band in passato, toccano più linguaggi e con la musica Ataraxia creano un personale artigianato musicale. Strumenti acustici e sintetizzatori, una voce celestiale che canta anche in più registri, per composizioni d’atmosfera che possono toccare aspetti mistici o ignoti. Sottraggono un po’ di grazia dai pezzi di “Centaurea” rispetto “Pomegranate – the Chant of the Elementals” gli Ataraxia, inquadrando in un ritratto marcato e netto quella terra mitica che offre il nome all’album. Tra i pezzi più incisivi “Aqua Mater” con ambient, dark e temi sonori celestiali quanto onirici, nonché la seguente “Galen” per un folk sospeso nei tratti del tempo. “Aetas Aurea”, maestosa quanto una colonna sonora, contrasta invece la grazia onirica della seguente “Proselanae”. Stupiscono per la sconfinata grazia e maestria la coppia di chiusura: “Of Snow and Sapphires”, folk delizioso, e “Coelestis”, mitica e paradisiaca visione. I dieci pezzi di “Centaurea” aprirebbero a righe di parole lunghissime, ma gli Ataraxia non sono suoni e voci che vivono nei discorsi. Chiudete gli occhi e vivrete a “Centaurea”.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10