(Ardua Music / Weird Truth Productions) Per certi versi hanno rappresentato una derivazione ultima del doom metal degli anni ’90 gli Ataraxie. La band di Rouen, Francia, nasce nel 2000 e da allora ha costruito la propria reputazione su un carattere musicale dimesso, malinconico e a tratti funereo. ‘Il declino’ è un titolo perfetto per i tempi che corrono in Europa e tra i suoi abitanti. In particolare per gli ultimi, infatti “Le Déclin” sul piano dei testi si fonda sul concetto della manipolazione delle masse, del loro degradamento, di come la modernità ha introdotto fortemente il culto del singolo che con l’amplificatore dei social, annacqua ogni singolo valore attraverso elementi inutili e tramutando l’individuo stesso in un atto di egoismo cieco verso realtà dei tempi che vive. Ataraxie rimette in mostra il proprio funeral doom metal con quattro pezzi che sommati portano la durata dell’album e oltre un’ora e venti minuti. Questo genere di proposte era già criticabile negli anni ’90, al giorno d’oggi che album brillanti toccano un’ora o quasi, risultano un eccesso, si rifletta dunque su come possa esserlo questa nuova opera degli Ataraxie. La quale però segue la stessa forma, quattro pezzi dalla lunga durata, proprio il precedente lavoro del 2019 “Résignés”. Ebbene, sottraendo dal tutto la durata dell’album, gli Ataraxie hanno una parvenza, anche se lontana, dei primi My Dying Bride ma meno, molto meno poetici i francesi eppure con un bagaglio ampio di cliché del genere prodotti da chi c’era prima di loro. Il cantato in growl, profondo e ombroso con un reverbero, i riff lenti e rocciosi nelle distorsioni con più momenti però sludge, batteria altrettanto lenta o a tratti misurata. Sono i connotati tipici dei francesi che si ritrovano particolarmente nell’iniziale title track. Parzialmente invece in “Glory Of Ignominy” e la conclusiva “The Collapse”. Sono questi dei blocchi decadenti che alternano passaggi canonici e anche troppo, con altri dove melodicamente la band alimenta questa nebbia fitta con laceranti trame chitarristiche altrettanto lente ma affilate. Si apprezzano proprio i passaggi dove agli accordi aperti si sommano a qualche litania, feedback, fraseggio o contrappunto dell’altra chitarra, dando così una consistenza melodica al tutto. “Vomisseurs De Vide” ovvero ‘vomitatori del vuoto’, dove l’ensemble francese sconfina nel doom-death metal, lo fa anche parzialmente in “The Collapse”, e ‘movimenta’ questo marciume emotivo che germoglia nell’album. Globalmente “Le Déclin” è abbastanza scorrevole nella sua decadenza, grazie anche all’agilità e fantasia della batteria di Pierre Sénécal. Purtroppo questo genere di lavori induce spesso a credere che pecchino nell’indugiare, dilatando i tempi e le partiture. Tuttavia chi si crogiola di simili sonorità proverà un certo interesse per “Le Déclin”.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10