(Earth and Sky Productions) Ero rimasto fulminato da “Ad maiora”, l’EP d’esordio degli Atavicus: il full-length si è fatto aspettare per ben cinque anni, con l’intervallo rotto soltanto da un paio di singoli, ed ora abbiamo finalmente “Di eroica Stirpe”. La domanda da porsi prima dell’ascolto era una soltanto: gli Atavicus sarebbero stati capaci di mantenere il miracoloso equilibrio fra black, pagan ed heavy classico del prodotto d’esordio? In realtà, “Come nasce un Eroe” si apre nel black più serrato, lasciando molto, ma molto indietro la componente epica; anche lo screaming, che su “Ad maiora” era spesso chiarissimo, qui è pressoché incomprensibile. Nella parte centrale il brano torna alle stentoree tonalità pagan/epic/black dell’EP, e si chiude su un trionfo trascinante; ma il risultato, non se volontario o meno, è che il brano è molto più estremo rispetto a quanto ascoltato in passato. Violenza, passaggi acustici ed epicità alla Basil Poledouris si dividono equamente “L’Estasi del Sangue”, ma il culmine del disco è, a parere di chi scrive, il “Canto di Dolore dell’antica Dea madre”, dove i tempi lenti e il tema sofferto permettono agli Atavicus di raggiungere il tetto della propria epica, abbastanza trascurata nel resto del disco. Imprescindibile anche la lunga “Safinim”, di quasi undici minuti, che attraversa tutte le latitudini del sound dei nostri, tenute assieme stavolta, però, in un equilibrio precario. La title track è poi un furibondo inno d’amore alla terra di origine dei nostri, l’Abruzzo; i testi sono sempre dotati di una forte retorica, molto evocativa. “Di eroica Stirpe” resta un ottimo disco; ma dispiace che gli Atavicus, che avevano creato un ibrido meraviglioso quanto impossibile, siano oggi un po’ più ‘ordinari’.
(René Urkus) Voto: 7,5/10