(Autoproduzione) Una band che parte da zero. Che studia. Impara. Osserva. Per poi proporsi al mondo. E’ questa la storia dei danesi Atius, che dal nulla con sacrificio ed impegno hanno costruito il loro sound, la loro esperienza in studio e sul palco, facendo scelte mirate, come quella di non affidarsi ad alcuna etichetta discografica (pertanto non si tratta di una band senza contratto: gli Atius non vogliono nessun contratto). Una band che crede in se stessa e che non cerca la facile notorietà pubblicando due canzoni sul myspace di turno. Autori di un black metal ricco di melodia, anche se molto lontano dai concetti sinfonici del genere, danno i natali a questi quaranta minuti di musica molto piacevole, potente, ben registrata e suonata. Stilisticamente si collocano tra Immortal e Dimmu Borgir (senza tastiere), proponendo riff estremamente metal, ma con quel tocco di brutalità ed oscurità evidenziato da un drumming poderoso e molto ben sviluppato. La title track, posta in apertura, riesce a mescolare momenti riflessivi con inquietanti riff sostenuti. “Descending To Triumph” è il pezzo che forse più avvicina ad una teoria di ispirazione agli Immortal, e risulta molto bella ed accattivante. “The Forsaken” vanta riff perversi e melodie che rivelano malinconia, solitudine. Sentimenti freddi. Interessante “The Rising Shadow” e coinvolgente la conclusiva “Soundless Decay”, la cui atmosfera è arricchita da quel riff conclusivo così semplice ma estremamente travolgente. Una band con musicisti in gamba, un cantante con una voce aggressiva, un growling ben sviluppato che mai cade nel ridicolo o nell’ovvio. Una band con una certa dose di personalità: un disco sincero, che dopo diversi ascolti svela segreti ed alchimie non facilmente percepibili nell’immediato, rivelando come questo “Gods Of Science” rappresenti un piccolo capolavoro creato con intelligenza e serietà ed estrema professionalità.
(Luca Zakk) Voto: 7/10