(Napalm Records) La Napalm lancia questa band svedese indicandola come autrice di un apocalyptic post rock metal. In sostanza “Skylight” è costituito da dieci canzoni le quali, messe in riga l’una dietro l’altra, formano una sorta di colonna sonora. Ovviamente il tutto sembra la base di scenari catastrofici, da fine millennio, da incubo o da visioni inconcepibili. Tastiere e orchestrazioni si muovono come un muro che si erge dagli abissi, su tappetti fatti di chitarre tipicamente metal o power rock e un drumming possente, ma modale e abbastanza ripetitivo. Gli AtomA sono in quattro, ma appaiono come una sorta di orchestra sopra le righe, dove il symphonic si fonde con la sperimentazione, la quale affonda le radici nello space-rock e, azzarderei, anche nei Tangerine Dream, ma letteralmente brutalizzati e scossi con impeto oppure come se Vangelis fosse pasticciato da Jerry Goldsmith e un pugno di metallari. Non si capisce nulla di quello che è stato scritto? Problemi vostri, questa è sperimentazione, sono gli AtomA. Non si può descrivere qualcosa che è sopra le righe e ha un carattere musicale che, e mi ripeto, nella sostanza sembra un colonna sonora di un qualcosa. Perfetti gli AtomA se ascoltate cose strumentali (le voci ci sono, ma sono cori oppure sembrano tali) dagli anni ’70 ad oggi. Non stiamo parlando di kraut rock o degli Hawkwind, nemmeno esiste l’eleganza psichedelica dei Pink Floyd, ma questi quattro musicisti sono capaci di estraniare l’ascoltatore, sprofondarlo in abissi oceanici o verso le costellazioni più lontane dell’universo (ovvero mondi come quello raffigurato in copertina). L’unico loro difetto è la schematicità di molti pezzi, i quali possono sembrare simili tra loro. Dovrebbero giocare di più sulle sfumature, sui particolari, però loro sono se stessi in questo modo. Se suonassero diversamente, forse, sarebbero altro. Chi ha inteso la materia di questi viaggi infiniti dovrebbe farci un pensiero
(Alberto Vitale) Voto: 7/10